I disaccordi tra PSOE e UP, partiti che compongono il governo spagnolo, bloccano la cosiddetta «legge trans», portando la comunità trans in un vicolo cieco.
Fonte: Federación Plataforma Trans
I collettivi trans chiedono ai partiti politici cha hanno sostenuto con i loro voti il governo di coalizione di registrare la legge al Congresso in modo che possa essere discussa.
I programmi elettorali di PSOE e UP erano d’accordo sull’approvazione di una legge globale che riconoscesse i diritti delle persone trans, quindi non sorprende che questa legge fosse uno dei punti inclusi nell’accordo di programma del governo e che così venisse annunciato dal presidente Pedro Sánchez nel dibattito di sua investitura al Congresso dei Deputati.
Negli ultimi anni, la Spagna ha sperimentato un’apertura senza precedenti nei confronti della comunità trans, in gran parte dovuta all’emergere di associazioni trans specifiche, oltre alle organizzazioni LGBTI tradizionali e anche alla comparsa di associazioni familiari che rappresentano bambini e giovani trans e che hanno svolto un ottimo lavoro di sensibilizzazione e informazione.
Il lavoro dei gruppi è stato fondamentale affinché, davanti a una consultazione pubblica fatta dal Ministero per le pari opportunità, dove si chiedeva sull’idoneità di legiferare per la piena uguaglianza delle persone trans, più di sessantamila persone partecipassero e il 96% dei contributi fossero favorevoli alla Legge. I risultati dell’ultimo Eurobarometro, un sondaggio pubblicato dalla Commissione Europea, sui diritti e l’accettazione sociale delle persone LGTBI, dove la Spagna appare in testa, con l’83% di risposte favorevoli, al riconoscimento giuridico dell’identità delle persone trans dovrebbe ed alla sua agevolazione. La popolazione spagnola intervistata è anche favorevole al riconoscimento legale delle persone non binarie.
Nel luglio 2020, un enorme presidio nella Puerta del Sol di Madrid espressó il malcontento della comunità trans per i ritardi ingiustificabili nella registrazione del disegno di legge per un testo che era già stato elaborato dai gruppi e dai partiti politici. Dopo mesi di riunioni presso il Ministero delle Pari Opportunità, allo scopo di preparare un nuovo testo, il partner di maggioranza del Governo, rappresentato dalla Vicepresidente, Carmen Calvo, che mantiene posizioni di esclusione delle persone trans, ha impedito che il testo di legge venga discusso nel Consiglio dei ministri, bloccando ancora una volta la possibilità che le persone trans vedano finalmente riconosciuti i loro diritti.
Questa situazione ha portato alla disperazione delle persone trans e delle loro famiglie, che vedono come le loro legittime richieste vengono utilizzate dalle loro rappresentante come pretesto per i loro litigi politici. Ecco perché queste persone hanno deciso di indire uno sciopero della fame a tempo indeterminato a cui partecipano circa un centinaio di persone, tra attivisti, madri e parenti di persone trans e altre persone che sostengono le richieste del collettivo. Sperano che questo campanello d’allarme serva affinché la politica torni a mettersi al servizio della cittadinanza, per registrare, discutere e approvare un testo che riconosce il diritto al riconoscimento legale dell’identità liberamente manifestata, comprese le persone non binarie, minorenni e migranti, che le persone trans non vengano patologizzate e vengano garantiti i loro diritti alla salute, l’istruzione o al lavoro.